La storia

CENNI STORICI SULLA CONFRATERNITA MARIA SS. ADDOLORATA

(tratto dal Libro del Prof. G.ppe Nigrelli “ L’Opera Pia di G.B. Falciglia, Parrocchia Ospedale Confraternita nella storia civile e religiosa di Leonforte )

LA CONFRATERNITA NEI SECOLI XVII – XVIII – XIX

Una ricostruzione organica e completa della storia della Confraternita dell’Addolorata è materialmente impossibile. Il fatto che la seicentesca compagnia del Monte di Pietà avesse, rispetto alle confraternite che operavano nelle altre sedi ecclesiastiche, il privilegio di essere connessa istituzionalmente con la parrocchia e di avere il ruolo specifico della gestione dell’Ospedale e del patronato della Parrocchia, ha favorito una sorta di commistione con questi altri due enti, sicchè la sua storia si confonde e si identifica con la storia dell’ospedale e della parrocchia.

Pertanto l’archivio parrocchiale, così come è giunto fino a noi, contiene la varia documentazione indiscriminante.  Del resto, desumiamo, la Confraternita non ha mai avuto un oratorio di sua esclusiva pertinenza e proprietà  e tanto meno, di conseguenza, un archivio nel quale venisse custodito il materiale che documenta la vita dell’Associazione.

Mancando quindi un ordinata sequenza di dati documentali, di registri, una retrospettiva sulla vicenda plurisecolare della nostra confraternita risulta ovviamente approssimativa e disomogenea.

Piuttosto intensa doveva essere la vita associativa dei confrati che si espletava oltre nell’attività devozionale ordinaria delle Quarantore, del Corpus Domini e delle processioni nelle varie festività, nelle periodiche riunioni di rito e soprattutto nell’accudire gli ammalati e i moribondi e nelle pratiche funerarie, altresì in frequenti assemblee straordinarie in cui i soci svolgevano ruoli decisionali, elezioni ecc. ecc.

La Confraternita del Monte di Pietà, che aveva lo specifico devozionale nel culto della Madonna Addolorata, era, in base alle disposizioni testamentarie del Falciglia, protagonista dell’ente parrocchiale e soprattutto dell’Ospedale. Pertanto l’elezione del Parroco, del Vice Parroco e di varie cappellanie, al di là delle possibili controversie, comportava di volta in volta interminabili e complesse procedure legate a cerimoniali ampollosi e plateali a cui dovevano partecipare tutti i soci.

In particolare i superiori della compagnia dovevano quotidianamente impegnarsi nell’intensa opera di amministrazione dell’eredità del Falciglia, provvedere alle varie incompense dell’Ospedale e gestirne il patrimonio con frequenti pratiche creditizie, compravendite, soggiogazioni, enfiteusi, contrattazioni, ingiunzioni, ecc.ecc.

Nell’800 la nostra confraternita conoscerà una serie di metamorfosi dovute alla politica ecclesiastica dei borboni e quindi alle vicende dell’unificazione italiana.

Durante il parrocato Smunti, la Confraternita del Monte di Pietà, che nel 1822 ne ha decretato l’elezione, viene a mancare incappando evidentemente nelle spire delle Istruzioni del 20 maggio e quindi soppressa dal Consiglio degli Ospizi. Dopo i moti carbonari del ’20 e del ’21 il governo di Ferdinando I si orientò verso una politica asfittica e guardinga nei riguardi degli organismi associativi.

Soppressa, quindi, per qualche motivo politico – poliziesco, subito dopo il 1822, il 21 giugno 1830, da Napoli viene comunicato il decreto ministeriale da parte del Consiglio degli Ospizi del valle di Catania, con l’approvazione dei capitoli della Confraternita di Maria SS. Addolorata nel Comune di Leonforte, contenenti una serie di disposizioni mirate a salvaguardare il pio volere del testatore Gianbattista Falciglia e fondatore della Confraternita e nello stesso tempo si evidenzia la preoccupazione politica di impedire che eventuali focolai ribelli potessero annidarsi nelle file del pio sodalizio.

Quindi dopo la temporanea soppressione degli anni venti, la Confraternita della Parrocchia del Purgatorio riprende la sua attività sia pure entro le direttive della politica borbonica sempre più invasiva nei confronti degli organismi religiosi.

Nel crepuscolo della Sicilia borbonica in cui riscontriamo tutta un intrigata selva di provvedimenti, decreti e disposizioni varie, la nostra confraternita conosce un esistenza incerta. A favorire mille controversie e lo stato di incertezza è la lettura e rilettura delle disposizioni testamentarie in merito ai ruoli specifici e le pregiudiziali della Confratria nei riguardi delle altre due fondazioni. Quando viene a mancare l’”opera “dell’ospedale, la confraternita si trova impigliata in una complessa situazione giuridica. Le tassative disposizioni del Falciglia che imponevano ai tre organi ( confraternita, ospedale e parrocchia ) di procedere collegialmente nelle decisioni importanti finiscono col favorire il clima di conflittualità perenne tra gli interessati.

Quando nel 1852 la Confraternita nomina il viceparroco Castro i parenti del pio istitutore ( G.B. Falciglia) protestano come nulli, ed insufficienti tutte le carte le operazioni che sono state fatte non che quelle a farsi da detti confrati. Pertanto nel 1853 viene comunicata la notizia del Sovrano rescritto al Superiore della Confraternita del Monte di Pietà per cui è stato approvato dal Ministero segretario di Stato per gli affari in Sicilia il parare della Consulta che non si dia diritto di Regio Patronato sulla provista della parrocchia del Purgatorio di Leonforte ma che il Patronato attivo su di essa spetti alla Confraternita del Monte di Pietà sotto il titolo dell’Addolorata.

Il rescritto, che precisa il ruolo della Confraternita, voleva mettere a tacere evidentemente lo stato di conflittualità tra gli eredi del Falciglia, i confrati e il parroco.

Nel mutato clima politico-religioso del dopo risorgimento l’antica confraternita del Monte di Pietà si ripropone rinnovandosi sostanzialmente. E in vero questa, venuta meno la funzione di amministrare i beni dell’eredità Falciglia, dirigere l’ospedale e gestire il cospicuo patrimonio sociale, mostra i segni dei nuovi tempi perdendo sostanzialmente tutte le antiche prerogative. A prevalere ora sono le funzioni di culto, di sostegno alla parrocchia nelle cerimonie, nelle processioni, nelle varie festività, ecc. e quindi gli impegni della vita sociale cui sono chiamati i confrati. Economicamente l’apparato si fonda esclusivamente sul canone dei confrati a parte talune residue soggiogazioni.

Ad operare nella moderna definizione della confraternita è soprattutto il parroco Pontorno che cerca di conferire alla associazione una prevalente fisionomia religiosa e farla rientrare in modo esplicito entro l’ambito clericale.

E’ del 1881 il primo rimaneggiamento degli antichi capitoli  confraternali tessuto probabilmente dallo stesso parroco Contorno che concede il suono della “ Campana Grande” per i funerali dei confrati, privilegio che viene condizionato dalla ottemperanza individuale di tredici capitoli enucleati e che definiscono la vita dei soci in ordine alla parte amministrativa e a quella etico-religiosa. Fondamentalmente i vari articoli fanno capo al parroco cui deve essere annualmente consegnato l’elenco dei soci entrando egli anche nel merito della tassa annuale. Il capitolo quinto ripropone il motivo del mutuo soccorso religioso dei soci moribondi o morti ai quali vanno dedicate pratiche devozionali e messe nell’altare dell’Addolorata. Non sono previsti privilegi di tipo meritocratico nell’assumere certi ruoli nelle sacre funzioni e nelle processioni, ma sono previste tassative norme ( orazione nelle domeniche di quadragesima,  Precetto pasquale), divieti ( di contrarre matrimonio solamente civile ) condanne e varie disposizioni disciplinari inquadrano la vita sociale dei confrati, comminando esclusioni ed espulsioni in quanto la confraternita dovrà essere di specchio alla società cristiana.

La definitiva, ufficiale formulazione dello Statuto della confraternita sarà attuata il 19 novembre 1894 quando, presente il parroco Contorno che ne approva il testo da lui verosimilmente redatto presenti 32 soci, questo viene registrato con tutti i  crismi legali e, il 22 dicembre dell’anno successivo, pubblicato dal notaio Salvatore Antonino Longo Franco.

Entrato nel merito dei molti articoli si può dire che il testo riprende i termini organizzativi e amministravi del 1881 e manifesta una sorta di capovolgimento del processo di secolarizzazione che la confraternita aveva subito nei secoli XVIII e XIX quando ne veniva estromessa l’autorità clericale o ridotta al minimo, infatti nel Capitolo 3° i confrati dichiarano di non aver mai avuto, come non hanno, alcun diritto nella Amministrazione della Chiesa Parrocchiale del Purgatorio in quanto questa è di diritto esclusivo del Parroco protempore, ciò rafforzato dal capitolo 4° nel quale si contempla che il Diocesano potrà provvedere a quelle modificazioni che l’esperienza suggerisce come necessarie.

Nei capitoli 1° e 2° si definiscono le norme sull’assemblea dei soci e la nomina del Consiglio di Amministrazione da eleggersi annualmente.

LA CONFRATERNITA NEL NOVECENTO

Agli inizi del XX secolo la confraternita dell’Addolorata sembra languire a giudicare dal numero modesto dei soci che si assottiglia così come lamentava il superiore Angelo Sinardi, personaggio che nel carteggio di quegli anni ritroviamo più volte alla supreme cariche sociali, il quale, nel bilancio amministrativo del 1904, accusava la modestia delle entrate essendosi la società ridotta a soli 15 membri. Evidentemente anche nel decennio successivo, a causa della situazione bellica , la via della pia associazione non deve essere stata intensa considerando le scarse tracce documentali.

Nell’aprile del 1943 il nuovo Vescovo di Nicosia, mons. Pio Giardina, nel quadro del riordino generale della diocesi, dispone la revisione degli statuti delle confraternite inviando alle varie sedi uno Statuto-tipo di Confraternita redatto in conformità al Diritto Canonico, al Concordato e alle Istruzione della S. Congr. Del Concilio, al quale tutte le società si dovranno adeguare. Lo schema inviato consta di 21 articoli che enucleano sistematicamente finalità e forme della vita associativa ed amministrativa dell’associazione: risalta il controllo dell’ordinario che nell’art. 2 tra i principali fini delle confraternite si evidenzia quello di lavorare per l’Azione cattolica, così anche quello di porgere con ogni zelo aiuto al parroco nel ministero sacerdotale. Risulterà altresì interessante l’art. 15 in cui viene meno uno dei capisaldi del processo di statalizzazione delle confraternite del XVII secolo in poi, il controllo dell’amministrazione civile infatti non si richiede più la pubblicazione delle deliberazioni nell’albo comunale né la bollatura dei registri.

La nostra confraternita tarderà qualche anno ad emanare il nuovo statuto con l’adeguata revisione anche per lo svolgersi dei grandi eventi bellici e politici incombenti e prioritari.

Nell’insieme la nostra confraternita nel secondo dopoguerra conduce vita grama. Persisteva comunque una larvata presenza della antica confraternita del Monte di Pietà in talune solenni cerimonie parrocchiali. La sopravvivenza di questa in quegli anni trovava infatti espressione nella figura di Bartolo Campagna che vedemmo puntale nell’atto ieratico del suo ruolo privilegiato di reggere l’ombrellino liturgico durante la processione del Santissimo Egli per tutti gli anni 40-50 incarnerà l’associazione in modo pressappoco esclusivo.  Lo ritroviamo nel carteggio della Curia vescovile del 1947, riguardante la sede vacante della parrocchia, quale superiore della confraternita che esercita l’antico diritto di nominare il sacerdote da proporre al vescovo di designare il Sac. Antonio La Greca.

Nella sostanza la confraternita di quegli anni era tenuta in piede, nella sua precaria sussistenza, per volontà del parroco La Greca. 

Dall’opaca situazione degli anni settanta, durante i quali l’associazione perdura nella sua anomala sussistenza, rappresentata per tutto il tempo in modo quasi esclusivo da Diego Di Pasqua, la confraternita dell’Addolorata si risolleverà decisamente dando luogo ad un nuovo corso e quindi ad una vera e propria rinascita.

Negli anni ’80 la nostra associazione conosce un incredibile processo di crescita e di nuova vitalità, grazie all’apporto di nuove energie e presenze provenienti da ambienti extraparrocchiali.

Già nel 1977 un manipolo di giovani, per lo più di estrazione francescana animati da pietas mariana, hanno dato inizio al processo di rinnovamento dell’antica confraternita dell’Addolorata approntando le prime linee di procedura a cominciare dall’abito dei confrati ( che in quel tempo indossavano una semplice fascia a tracolla ) e istituendo la cerimonia della vestizione.

Il gruppo animato in particolare dal fervore religioso e fattivo di Aldo Benintende prende le distanze dalla imperante tendenza anarcoide dell’associazione e intanto viene redatto l’organo statutario che, in armonia con il nuovo codice di diritto canonico, esprime i criteri associativi del nuovo orientamento confraternale che rappresenta l’approdo più organico ed esaustivo dei precedenti storici statuti.

Il testo piuttosto denso con i suoi 77 articoli, ha avuto una lunga gestazione con vari dibattiti e sedute dal 15 febbraio 1986 fino a quando il 16 novembre 1990 viene inoltrato alla Curia per l’approvazione vescovile che sarà concessa da mons. Pio Vigo il 3 giugno 1992.

Il nuovo statuto disciplina in modo capillare la vita dell’associazione in tutte le manifestazioni che vengono codificate in merito alla ritualità delle cerimonie festive, in merito al vestiario definito in tutti i particolari e nelle modalità d’uso, in merito alla amministrazione e al comportamento individuale dei soci. L’articolo 61 definisce tutte le festività dell’anno da presenziare.

Notevole risulta lo spazio riservato alla formazione religiosa e alla riflessione evangelica sotto la guida del parroco S. Santangelo in quanto assistente spirituale. In virtù della specifica vocazione della confraternita dedita alla Madonna Addolorata, si intrattengono i confrati con lezioni di mariologia, con iniziative di preghiera e varie pratiche devozionali, si effettuano visite agli ammalati, vengono stanziati all’occorrenza contributi di solidarietà e si attuano visite e pellegrinaggi nei santuari mariani. Sono frequenti gli incontri con le altre compagnie e soprattutto con l’arciconfraternita del SS. Sacramento e sono state attivate parecchie iniziative con analoghi organismi religiosi anche in ambito extraregionale.

Tutte le manifestazioni e cerimonie religiose vengono coordinate di concerto con la congregazione femminile dei Sette Dolori che negli ultimi decenni ha conosciuto altresì un cospicuo incremento. Particolare rilievo è andata assumendo negli ultimi anni la cerimonia ufficiale della confraternita  in cui entrambe le associazioni il15 settembre, giorno dedicato alla Madonna Addolorata, danno luogo ad una celebrazione liturgica particolarmente solenne e partecipata nella quale da pochi anni si celebra il rito della vestizione dei nuovi confrati.

L’aspetto più innovativo e determinante del nuovo statuto consiste senz’altro nell’apertura dell’associazione ai giovani con l’istituzione del noviziato per i giovani, adolescenti ( postulanti ) e quindi per i bambini ( aspiranti ), i quali sulla base di un processo formativo propedeutico mirato, onde evitare iscrizioni avventate e tempestive, diverranno i soci professi a pieno titolo. Le varie tappe sono contrassegnate dalla cerimonia della relativa vestizione con l’abito ufficiale.

La presenza della compagnia che lievita nella vita della comunità parrocchiale coinvolge anche ambiti non consueti ( presepe vivente, rappresentazioni filodrammatiche, ecc.. ) come è attestato in modo precipuo nella festività della Domenica delle Palme che dal 2000 viene patrocinata dai confrati dell’Addolorata che hanno cercato di salvaguardare la storica tradizione della Ramaliva recitata dagli stessi.

Le disposizioni accennate hanno favorito l’incremento notevole della confraternita che in atto registra iscritti 158 confrati professi, 15 novizi, 12 postulanti e ben 58 aspiranti.

Sicchè la confraternita che per tutto il ‘900 ha mantenuto un ruolo marginale nella vita della parrocchia, negli ultimi decenni è diventata realtà preponderante e trainante per molti versi, le cui potenzialità meritano di essere adeguatamente indagate e stimolate nella prospettiva di una possibile controffensiva al fenomeno del declino dell’antica chiesa del Falciglia.

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